LA SEDIA SOTTO AL PERGOLATO
Quella sedia, con le spine del tempo fra le rughe, sta ancora lì, fuori dalla porta, sotto al pergolato. Parla di te, del tuo tempo antico, dei tuoi grandi occhi puntati sul passato. Ad ogni passo le foglie sul terreno pronunciano il tuo nome come tutti gli arbusti del giardino. Ecco, sono qui, sono tornato in queste terre morte, dove tutto è rimasto come allora: la casa, il davanzale di pietra grigia, le pareti scolorite, anche la cappa del camino, il paiolo e il focolare. Ma… soprattutto, il tuo odore fra le mura. Scendo il sentiero, fino al fiume confine dell’ultima tua vita continuo a camminare fra quelli che una volta furono filari e che, alla fine dell’estate, partorivano regali alle fatiche e alla tua voglia di cantare. Alla vecchia quercia manca solo la parola per raccontar la fine della storia. Ricordo ogni istante, sai, di quel tempo inquieto d’aprile quando l’aria della sera, così credemmo, bussò per un bicchiere; sembrava stanca, ma non lo era. Nei giorni dei saldi senza sconti te ne sei andato, si fece notte all’improvviso e, senza chiedere perdono, sei partito, lasciando orfani me, la casa, la sedia e il pergolato. |