RACCONTAMI
Nel suo ignoto, il tempo estorce, dona, divide, unisce, mistero di giorni a venire, padrone dell’uomo e della vita. Raccontami, dunque, cosa vedi amico che sei partito all’improvviso raccontami degli amici che hai incontrato e raccontami di quell’infanzia che non tornerà, come non tornerà quel maggio, al di là del fiume, dove il sangue finto dei papaveri rubò le nostre attese. E raccontami di quelle pietre che, nell’altra vita, ci sembrarono petali di fiori nei dipinti di Monet. Fra i rami dell’oleandro, giù in giardino, oltre i graffi del tempo, ormai ubriaco, intravedo il maestrale pigiar sul calendario - palude senza uscita - e non ricordo foschie così prive di profumi e piedi doloranti per i morsi del futuro. Vorrei cullare sogni d’aurora vestiti e camminare sulla luna, vorrei dipingere tramonti col verde del grano di marzo e il sole dell’azzurro del mare, vorrei l’innocenza di un bimbo nel cuore e le vite che ho donato grido d’amore. Corre veloce il tempo… ma non voglio sentir parlare di paura o di dolore raccontami, invece, di quando gli aquiloni ci sembravano gabbiani e il filo voglia di futuro, raccontami dei piedi nudi nell’acqua fredda del fiume e della vita… e della luce… e dell’amore. Raccontami, amico, dell’uomo. Una volta ancora. |
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