SCACCO ALLA REGINA
Sulla testata del letto di rovere intagliato bianca e nera come la scacchiera, muovo il cavallo, poi l’alfiere. Ma tutto è inutile. Aspetto una parola, un’offerta accettabile in cui trovare breccia o mano tesa, ma la parola, in pausa, scuote la testa. Non c’è comprensione aldilà del gioco. Oppure, non c’è pietà. Scusami se inseguo pietre colorate scagliando barattoli vuoti giù dalla finestra, ma… è l’ultimo tentativo. La goccia che cade è tempo scaduto e si avvicina la nebbia grigia dell’inverno: vapore del male non si ferma. Con l’ultima mossa s’arrende la regina, cadendo silenziosa, pallida e sfilacciata. Sorriso amaro, l’ultimo sorriso bugiardo conciliatore donatore di fili d’oro per fragile corpo corroso dall’acqua dell’approdo. Chiudo il rubinetto per fermare l’ortica che scorre malvagia ogni battito di ciglia, ma l’acqua scroscia come l’alluvione e il tempo dei nostri giorni si allontana. Cerco scaglie di sole disperse in acque gelide, aldilà dello spirito. A volte funziona. Ora, il re è solo. Senza corona, senza fiori sulla pelle, nemmeno calpestati. Lo schermo è spento, il telefono staccato, la posta non arriva. E la vita scorre. Oltre il deserto dei ricordi, oltre la siepe dei bisbigli, o degli abbracci e delle mani tese. Una piuma bianca, sopravvissuta a disastro, scriverà la storia su pergamena di marmo infossata nel terreno. |